Non voglio chiamare la morte
di Simonetta Lazzerini Di Florio
Senza pietà
ti vampa una lama di ghiaccio
la morte:
questo non essere più attesi
noi,
che aspettammo
l’evento e l’occasione,
noi,
desiderio perenne d’imparare,
quell’eterno silenzio
per chi aveva ancora
da narrare …
Potrei nascondermi
in un campo di girasoli,
il mio corpo greve
contro gli esili steli
o in una grotta
un anfratto roccioso,
fra i rami della quercia più folta
così che lei mi cerchi senza trovarmi…
Ma ha occhi per tutto, la morte.
Voglio
rifugiarmi nella casa del mio Signore
per deporre alla sua mensa
mani che tremano, occhi di paura.
Allora
mi prenderai leggera
con braccia di sorella
a danzare l’eterno.
di Simonetta Lazzerini Di Florio
Senza pietà
ti vampa una lama di ghiaccio
la morte:
questo non essere più attesi
noi,
che aspettammo
l’evento e l’occasione,
noi,
desiderio perenne d’imparare,
quell’eterno silenzio
per chi aveva ancora
da narrare …
Potrei nascondermi
in un campo di girasoli,
il mio corpo greve
contro gli esili steli
o in una grotta
un anfratto roccioso,
fra i rami della quercia più folta
così che lei mi cerchi senza trovarmi…
Ma ha occhi per tutto, la morte.
Voglio
rifugiarmi nella casa del mio Signore
per deporre alla sua mensa
mani che tremano, occhi di paura.
Allora
mi prenderai leggera
con braccia di sorella
a danzare l’eterno.