Poesie di Roberto Mosi
L’epidemia, dalla terrazza
I giorni passano lenti sulla terrazza aperta su uno spicchio di periferia, gocce d’acqua sulle stalattiti della grotta. Lo sguardo curioso insegue voli nell’aria tiepida di primavera. Ora lontani sullo sfondo delle case raccolte sotto la Torre D’Arnolfo o delle dolci colline di Fiesole ora vicini alla balaustra di ferro piena di fiori, gerani e garofani. Ora conosco il nome di ogni specie la veste delle loro piume, maschi e femmine, il modo di far la corte ora distinguo i loro versi di saluto e di richiamo, il mattino e la sera. Ora so come si alzano in volo l’ondeggiare della traiettoria nel vento, il fermarsi improvviso ora non mi sorprende lo scontro per primeggiare sul rosso dei tetti. Ormai sono uno di loro sopra la terrazza invasa dallo stridio dei voli nel silenzio della città ormai straniero tra gli uomini ammutoliti dall’epidemia. |
Maschere blu
Ad ogni sportello dell’acqua una maschera blu da sub per la Venere del Botticelli per la bionda Marilyn per la testa canuta di Leonardo per il naso adunco di Dante L’arte scende dai piedistalli nella vita liquida del giorno si ferma sui poster, agli sportelli nella città con l’acqua alla gola Pensieri neri
Topi ovunque piccoli odiati perseguitati disprezzati fermi eretti in lunghe file escono entrano dalle fogne dalle discariche Nella notte creo topi vivi negli angoli più nascosti bombolette spray spruzzi neri grigi ritocchi per i baffi gli occhi le code Moltitudini di topi corrono nel giorno per i muri colorano di strano la città-labirinto in cerca dell’uscita |