Mamma si è arrabbiata
(30 novembre 2013)
di Giovanni Lupi
Ohi, sono Gianna,
è passato un po’, ho letto la poesia ‘che facciamo ora?’ quella su facebook.
Giovanni ma che cavolo scrivi?
Che è ‘sta tristezza?
Te lo dico io ‘come fate ora.’
Insomma, vi scrivo per mettere le cose a posto.
Allora, qui non è male.
Vanno tutti piano, lenti come me.
Le mie gambe si muovono leggere, mi metto anche i calzini da sola, per la notte.
Mario, tu che cammini veloce, con le mani dietro, con l’aria seria, qui ti prenderebbero per la codina e ti direbbero ‘calma, calma, che fretta c’è?’
Perchè uno laggiù ha fretta
di fare tutto, perchè ha paura.
Paura di non aver tempo a sufficienza per amare.
Anche io ho avuto paura, Mario, lo sai e te l’ho detto.
Ma per pochi minuti.
Poi ho capito che avrei continuato a vedervi e a amare, da qui.
E sono stata serena.
Mi hanno accolto bene,
ho trovato un sacco di parenti,
ti fanno mettere vicino a loro all’inizio.
E ci siamo abbracciati tutti, stavano bene, tutti.
Qui succede una cosa strana,
si hanno solo ricordi belli,
dicono che i dolori li lasciamo giù, lì da voi.
Siete una specie di discarica del dolore.
Qui saliamo riciclati.
Poi anche tanti amici e amiche, che non mi ricordavo neanche che fossero così tanti, perchè quando si ha un corpo solo si può stare solo in un posto e qualche amico si perde di vista.
Qui, invece, quando si vuole, si diventa doppi, tripli e si può stare con più persone insieme. Ma questo mi sa che non lo capite.
Ve lo spiego quando arrivate.
Facciamo così, io preparo un po’ le cose quassù, poi -quassù..- non so bene dove sia ora potrei essere anche di lato a voi, accanto a voi, dentro di voi. Comunque preparo un po’ di cose, così quando venite, sapete cosa dovete fare. Soprattutto tu, Mario, che le novità ti spaventano e ti devi abituare.
Pensa se fossi andato via prima tu... come saresti rimasto spaesato qui, senza di me. Comunque vieni con calma, che ci vuole un po’ di tempo per preparare tutto, che tu sei uno preciso e poi ti lamenti se non trovi tutto pronto.
Parliamo un po’ di voi, ora.
Vi ho visto piangere.
Anna è una piagnona e lo so, ci sono abituata.
Giovanni un po’ meno perchè è uomo e un po’ si trattiene.
Ma tu Mario, ma che ti piangi?
Siamo stati 53 anni insieme, hai avuto tanto tempo per accumulare bei ricordi. Fai come i cammelli, ogni tanto pensa a uno di quelli, e sorridi, invece di piangere. Lo so che piangere un po’ fa bene.
Però dopo un po’ basta, sennò io che vi vedo, mi rattristo.
Quando sei triste vai a fare una passeggiata.
Me l’avete detto tutti per anni, ora tocca a voi.
Passeggiare... dai..., basta storie...
Leggo tanto qui, ma non servono i libri, basta chiudere gli occhi e...
Piccole donne-, -Piccole donne crescono-, Pattini d’argento-e -Il Piccolo Lord- che mi leggeva Giovanni in clinica per farmi dormire.
Tutti libri da bambina, ma, inutile nasconderlo ora, un po’ bambina lo sono sempre stata.
Poi qui chiudi gli occhi di nuovo e vedi i film,
La -Principessa Sissi-, -Alice nel Paese delle Meraviglie-...
Qualcuno dice che io ero come Alice, buffo eh? Tranquillo, Mario, ci sono anche i libri e i film di spionaggio e di guerra che piacciono a te.
Un’ultima cosa.
Il prossimo che dice ‘poverina ha sofferto tanto’
gli vengo a fare il solletico sotto i piedi di notte.
Ho sofferto un po’, è vero, ma quanto sono stata felice...
Quando ti davo quei baci piccoli, Mario, quando allattavo Anna, poi Giovanni, i viaggi, lo stare insieme, i bei Natali, i miei alunni, le mie amiche, insomma tanto ho avuto.
Vi ho visti al funerale, eravate tanti,
ho visto anche chi mi ha pensato dopo,
chi non l’aveva saputo, anche chi non mi conosceva.
Grazie a tutti.
Ve lo dico così,
perchè qui i bigliettini di ringraziamento
non esistono,
le formalità non esistono.
Per quello mi trovo bene.
Ohi, ora devo andare, perchè devo sistemare un po’ le cose qui, sennò quando arrivate siete anche capaci di rimproverarmi.
Siate felici, mi raccomando.
E, non mi fate arrabbiare, state tranquilli, che io qui me la cavo.
(Giovanna Lupi)
(30 novembre 2013)
di Giovanni Lupi
Ohi, sono Gianna,
è passato un po’, ho letto la poesia ‘che facciamo ora?’ quella su facebook.
Giovanni ma che cavolo scrivi?
Che è ‘sta tristezza?
Te lo dico io ‘come fate ora.’
Insomma, vi scrivo per mettere le cose a posto.
Allora, qui non è male.
Vanno tutti piano, lenti come me.
Le mie gambe si muovono leggere, mi metto anche i calzini da sola, per la notte.
Mario, tu che cammini veloce, con le mani dietro, con l’aria seria, qui ti prenderebbero per la codina e ti direbbero ‘calma, calma, che fretta c’è?’
Perchè uno laggiù ha fretta
di fare tutto, perchè ha paura.
Paura di non aver tempo a sufficienza per amare.
Anche io ho avuto paura, Mario, lo sai e te l’ho detto.
Ma per pochi minuti.
Poi ho capito che avrei continuato a vedervi e a amare, da qui.
E sono stata serena.
Mi hanno accolto bene,
ho trovato un sacco di parenti,
ti fanno mettere vicino a loro all’inizio.
E ci siamo abbracciati tutti, stavano bene, tutti.
Qui succede una cosa strana,
si hanno solo ricordi belli,
dicono che i dolori li lasciamo giù, lì da voi.
Siete una specie di discarica del dolore.
Qui saliamo riciclati.
Poi anche tanti amici e amiche, che non mi ricordavo neanche che fossero così tanti, perchè quando si ha un corpo solo si può stare solo in un posto e qualche amico si perde di vista.
Qui, invece, quando si vuole, si diventa doppi, tripli e si può stare con più persone insieme. Ma questo mi sa che non lo capite.
Ve lo spiego quando arrivate.
Facciamo così, io preparo un po’ le cose quassù, poi -quassù..- non so bene dove sia ora potrei essere anche di lato a voi, accanto a voi, dentro di voi. Comunque preparo un po’ di cose, così quando venite, sapete cosa dovete fare. Soprattutto tu, Mario, che le novità ti spaventano e ti devi abituare.
Pensa se fossi andato via prima tu... come saresti rimasto spaesato qui, senza di me. Comunque vieni con calma, che ci vuole un po’ di tempo per preparare tutto, che tu sei uno preciso e poi ti lamenti se non trovi tutto pronto.
Parliamo un po’ di voi, ora.
Vi ho visto piangere.
Anna è una piagnona e lo so, ci sono abituata.
Giovanni un po’ meno perchè è uomo e un po’ si trattiene.
Ma tu Mario, ma che ti piangi?
Siamo stati 53 anni insieme, hai avuto tanto tempo per accumulare bei ricordi. Fai come i cammelli, ogni tanto pensa a uno di quelli, e sorridi, invece di piangere. Lo so che piangere un po’ fa bene.
Però dopo un po’ basta, sennò io che vi vedo, mi rattristo.
Quando sei triste vai a fare una passeggiata.
Me l’avete detto tutti per anni, ora tocca a voi.
Passeggiare... dai..., basta storie...
Leggo tanto qui, ma non servono i libri, basta chiudere gli occhi e...
Piccole donne-, -Piccole donne crescono-, Pattini d’argento-e -Il Piccolo Lord- che mi leggeva Giovanni in clinica per farmi dormire.
Tutti libri da bambina, ma, inutile nasconderlo ora, un po’ bambina lo sono sempre stata.
Poi qui chiudi gli occhi di nuovo e vedi i film,
La -Principessa Sissi-, -Alice nel Paese delle Meraviglie-...
Qualcuno dice che io ero come Alice, buffo eh? Tranquillo, Mario, ci sono anche i libri e i film di spionaggio e di guerra che piacciono a te.
Un’ultima cosa.
Il prossimo che dice ‘poverina ha sofferto tanto’
gli vengo a fare il solletico sotto i piedi di notte.
Ho sofferto un po’, è vero, ma quanto sono stata felice...
Quando ti davo quei baci piccoli, Mario, quando allattavo Anna, poi Giovanni, i viaggi, lo stare insieme, i bei Natali, i miei alunni, le mie amiche, insomma tanto ho avuto.
Vi ho visti al funerale, eravate tanti,
ho visto anche chi mi ha pensato dopo,
chi non l’aveva saputo, anche chi non mi conosceva.
Grazie a tutti.
Ve lo dico così,
perchè qui i bigliettini di ringraziamento
non esistono,
le formalità non esistono.
Per quello mi trovo bene.
Ohi, ora devo andare, perchè devo sistemare un po’ le cose qui, sennò quando arrivate siete anche capaci di rimproverarmi.
Siate felici, mi raccomando.
E, non mi fate arrabbiare, state tranquilli, che io qui me la cavo.
(Giovanna Lupi)