Canto a un esule
di Angela Ambrosini
di Angela Ambrosini
Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale che l’arco de lo essilio pria saetta. Dante, Paradiso, Canto XVII |
Siediti più in là, nell’ora che inclina
contro i fuochi del cuore e del ricordo
e infradicia d’infiniti echi attese,
dolori e inganni dal vano vento
della vita disciolti al tuo orizzonte
tra quelle terre e quei due cieli teso.
Siediti, ora che è tempo di sosta
e scende canto di stelle in quest’aria
senza più confini né storia, e chiaro,
più chiaro ancora è lo sguardo del mare.
Siediti più in là, sotto quell’albero
che non c’è più e saldo riparo offriva
alle tue corse a piedi scalzi a riva.
Ascolta, tra le alghe e il falasco è l’urlo
lento del gabbiano e ritorna il tempo
del mito, lieto s’avanza alla mente
e al tuo corpo ormai troppo stanchi: siedi,
siediti più in là e aspettami, padre.
Angela Ambrosini
contro i fuochi del cuore e del ricordo
e infradicia d’infiniti echi attese,
dolori e inganni dal vano vento
della vita disciolti al tuo orizzonte
tra quelle terre e quei due cieli teso.
Siediti, ora che è tempo di sosta
e scende canto di stelle in quest’aria
senza più confini né storia, e chiaro,
più chiaro ancora è lo sguardo del mare.
Siediti più in là, sotto quell’albero
che non c’è più e saldo riparo offriva
alle tue corse a piedi scalzi a riva.
Ascolta, tra le alghe e il falasco è l’urlo
lento del gabbiano e ritorna il tempo
del mito, lieto s’avanza alla mente
e al tuo corpo ormai troppo stanchi: siedi,
siediti più in là e aspettami, padre.
Angela Ambrosini