"Marmo"
di Antonio Spagnuolo
Che resterà della nostra passione
ora che i giorni sono bruciati per sempre,
ora che inseguo i minuti per non cadere
nel nulla?
Eri aurora e vertigine
quando le coltri avvolgevano i miei sogni.
Eri il canto che gioisce fra gli astri
come il candore della luna piena.
La tenera penombra che disvela l'inconscio,
mentre rincorrevo moine.
Ora il marmo ghiacciato respinge il mio sguardo,
fantasma smarrito tra finzioni.
Le tregue scatenate dei fulmini, le nubi,
saranno l’estrema danza clandestina,
nell’impervia protesta di ogni grano di cenere.
Tendo sottili venature per lacerare il cervello
nelle spirali del lutto che riverbera il velluto
dopo tanto tacere.
*
di Antonio Spagnuolo
Che resterà della nostra passione
ora che i giorni sono bruciati per sempre,
ora che inseguo i minuti per non cadere
nel nulla?
Eri aurora e vertigine
quando le coltri avvolgevano i miei sogni.
Eri il canto che gioisce fra gli astri
come il candore della luna piena.
La tenera penombra che disvela l'inconscio,
mentre rincorrevo moine.
Ora il marmo ghiacciato respinge il mio sguardo,
fantasma smarrito tra finzioni.
Le tregue scatenate dei fulmini, le nubi,
saranno l’estrema danza clandestina,
nell’impervia protesta di ogni grano di cenere.
Tendo sottili venature per lacerare il cervello
nelle spirali del lutto che riverbera il velluto
dopo tanto tacere.
*