TRENO PER LAURA
di Alessandro Mirannalti
Lieve libero lieto per te sia
il remoto paese degli Elisi,
o essenza gentile,
come credesti nella fuga del tempo,
or che l’effigie cara al nostro cuore
in cui ti conoscemmo formata
si stemperò negli elementi primi
della materia originaria,
e che la Parca inesorabile
resecando l’esiguo filo
t’ha gettato oltre il varco
atroce che spalanca
la dimensione non soggetta
allo scrutinio fallibile dei sensi.
Di qua da quello noi restiamo,
con le metafore ad almanaccare,
e le tesi e le antitesi, le apostrofi,
le metonimie e le sineddochi,
le allegorie, gli ossimori, le iperboli,
e le ingegnose altre figure
della retorica del linguaggio,
strumenti inconsistenti,
per districarci intrappolati
negli enigmi angosciosi del senso.
Segue il suo corso etereo l’almo sole,
obbediente alle leggi arcane, necessarie
che regolano il cosmo,
e poi, di tratto in tratto
con la scintilla del suo splendore
in questa di lacrime valle oscura
accende la materia del sangue
al raggio suo consustanziale,
sicché basta a illuminare il cuore
quella luce abbagliante, cruda,
e quella vampa bruta, infocata
a riscaldare l’accecata mente.
Nell’inferiore ampolla di clessidra
la sabbia intanto sempre più s’ammassa.